Le Kansas City Style BBQ Ribs in 5 Passi

Barbecue Ribs

La Ricetta Analitica per le famose Costine all’Americana

La carne di maiale è stata per secoli il sostentamento delle famiglie più povere, spesso di origine contadina, che dalla sua macellazione sapevano sfruttare praticamente tutto seguendo il buon vecchio motto “del maiale non si butta via niente“. Normale quindi che anche nella cucina barbecue moltissime preparazioni tradizionali vedano la carne suina protagonista. Ma tra le tante, se c’è una parte del maiale che davvero non manca mai sulle griglie di tutto il mondo questa è indiscutibilmente quella delle costine. Dal Galbi Gui coreano, alla Costela de Porco del churrasco brasiliano, fino alla nostra Rosticciana: le costolette di maiale sono presenti in tutto il mondo quando si parla di brace. Logico quindi che quando anche in Italia si è cominciato a parlare di American Barbecue, il primo piatto a fare presa “naturale” siano state le Barbecue Ribs, le gustosissime costine all’americana glassate di golosa salsa barbecue. Oggi le BBQ Ribs sono diventate molto popolari e comunemente disponibili un po’ ovunque, dal ristorante fino al supermercato.

Piatto Costine all'AmericanaIl logico passo successivo è stato naturalmente il desiderio di capire come cucinare le costine all’americana a casa propria da parte degli appassionati di cottura outdoor. Ma qui purtroppo inizia la confusione. Le BBQ Ribs hanno caratteristiche molto precise: sono morbide come il burro, si separano dall’osso senza alcuna resistenza ma allo stesso tempo non si sfaldano al solo toccarle come fossero stufate. Sono poi incredibilmente saporite e golose, avvolte da un velo di salsa caramellata dal calore e meno dolce di quanto si sarebbe potuto supporre a vederle. Tutte caratteristiche che si sposano poco con le abitudini di cottura di un popolo come il nostro, abituato in griglia a buttare la carne sul fuoco e tanti saluti. Le inevitabili conseguenze sono due: un lungo apprendistato fatto di risultati iniziali mediocri, a tratti imbarazzanti ed il ricorso a pratiche woodoo e soluzioni “magiche” come il tanto sbandierato quanto insensato Metodo 3-2-1.



Partiamo da un presupposto: le ribs al BBQ di cui stiamo parlando sono le Kansas City Style Barbecue Ribs, la versione più famosa ma solo uno degli stili esistenti, in contrapposizione in primis con il Memphis Style BBQ nel quale le costine non sono per nulla dolci, ma anzi speziate e non glassate. Compreso il senso generale della cottura delle Ribs nel BBQ non avrai problemi a modulare stile e ricetta sui tuoi gusti ma qui di seguito io ti parlerò delle costine all’americana più conosciute e cercate, ossia le Kansas City Style appunto, illustrandoti un approccio basato su cinque semplici fasi che coniuga due obbiettivi dichiarati:

  1. Renderti indipendente dalle formulette miracolose, insegnandoti ad entrare nel merito del comportamento delle costine a fronte delle tue sollecitazioni. Se sei qui sai che questo è uno dei miei mantra: i tagli di carne non sono bulloni e ogni volta le ribs nel BBQ si comportano diversamente. Un approccio scioccamente meccanico e stereotipato del tipo “fai così, dopo 3 ore fai cosà…” non può che portarti ad avere ogni volta risultati diversi ed incontrollabili.
  2. Portarti ad imparare come cucinare le barbecue ribs ma facendolo attraverso cinque fasi molto semplici, alla portata di chiunque e che ti possano consentire di ottenere risultati eccellenti da subito. Se hai letto il mio articolo sull’American Barbecue e se hai un minimo di dimestichezza con i suoi set up di base e con le sue temperature hai già praticamente tutto quello che ti serve per riuscire a seguirmi nel ragionamento.

Sei pronto ad imparare come cucinare le barbecue ribs? Partiamo

1. La Scelta della Materia Prima

Quella della materia prima è forse la principale discriminante che separa il livello delle costine all’americana ottenibili in Italia dalle originali Barbecue Ribs made in USA. Il primo nodo cruciale riguarda il taglio suino che in America è completamente diverso. Li procedono infatti a separare il costato a filo della spina dorsale mentre da noi, avviene lasciando alcuni centimetri di coste destinati a completare la lonza nel taglio dell’arista. Se dal sezionamento americano si asportano con un taglio longitudinale le puntine, chiamate Tips, ossia la parte meno pregiata relativa alla congiunzione con lo sterno, destinate a flettere con la respirazione e per questo ricche di fastidiose cartilagini, e se si divide ancora una volta per il lungo, in due parti uguali la parte anatomica rimanente, otteniamo due tagli: le costine in corrispondenza della schiena, dove l’osso è curvo, più polpose e saporite, chiamate Baby Back Ribs e quelle invece del fianco dove l’osso è dritto e più fini, chiamate St. Louis Cut Ribs.

Costine al'Americana: USA
Taglio Americano
Costine al'Americana: Italia
Taglio Italiano

Il taglio all’italiana in sostanza divide a metà le Baby Back lasciandone una parte attaccata all’aria e l’altra alle St. Louis a formare il classico costato intero reperibile dal nostro macellaio che giusto per non sbagliare ci lascia attaccate anche le puntine. Sentirai certamente gli appassionati rivolgersi a questo taglio con il nome inglese Spare Ribs. In realtà per amore della precisione, le Spare Ribs in America sono tutto ciò che non è il pregiato taglio delle Baby Back, ossia le sole St. Louis + Tips, da “Spare” = “parte restante”, “rimanenza”, ma si tratta solo di un tecnicismo che ti riporto per completezza di informazione. In Italia sebbene sia una rarità, esistono in commercio anche tagli Baby Back e St. Louis “corretti”, in particolare confezionati sotto vuoto nei Cash & Carry ma se come spesso capita, ti devi adattare a quanto fornito dalla bottega sotto casa, abbi cura di scegliere una baffa dalla forma più regolare, rettangolare e squadrata possibile e procedi a farti quantomeno asportare le puntine oppure procedi tu stesso: ti sarà semplice e potrai farlo con un semplice taglio parallelo di coltello.

Il secondo importante nodo è la qualità. Se avrai modo di provare materia prima delle vere costine all’americana, importate o direttamente presso il paese di origine in occasione di un viaggio, avrai modo di vedere che ai fini della nostra cottura le loro ribs sono oggettivamente di un altro pianeta: molto più “cicciose”, spesse ed infiltrate, con un gusto semplicemente esplosivo per intensità. Anche in questo caso nei cash & carry, o presso rivenditori e macellerie specializzati potrai trovare costine di una razza suina pregiata chiamata Duroc che per caratteristiche si avvicina a quel concetto. Diversamente se ti devi accontentare, presta attenzione a scegliere le costine più polpose tra quelle a tua disposizione ed evita quelle fini-fini tutte ossa. La massa è molto importante in questa preparazione per mantenere le barbecue ribs succose e morbide.

2. Il Trimming e il Seasoning

Il trimming nel caso non dovessi saperlo, è la lavorazione al coltello necessaria a “instradare” la carne affinché possa produrre in cottura un risultato il più possibile vicino ai nostro obbiettivi. Per quanto riguarda le costine all’americana questo coincide con due interventi principali. Il primo è quello di asportare le cosiddetta “pleura”, una membrana che riveste la parete interna della cassa toracica per separarla dai polmoni e che una volta cotta tende ad assumere le fastidiose sembianze di una “carta forno” al palato. È molto semplice: gira le costine sul lato della carne e con il manico di un cucchiaio di quelli fini in acciaio (o se ne hai la giusta dimestichezza con la lama di un coltello fine) fatti strada facendolo scorrere sulle coste fino a creare una “tasca” tra le ossa e la membrana. Infila il dita nella tasca allargandola, fino ad avere sufficiente presa per afferrarla e strapparla completamente in un colpo.

Come cucinare le ribs al barbecue: Pleura
Costine all'Americana: Pleura

Il secondo intervento è l’eliminazione del grasso superfluo e il “pareggiamento” della baffa. Omogeneità di massa significa omogeneità di cottura delle ribs nel BBQ e non avere parti secche perché troppo fini e allo stesso tempo parti flaccide perché troppo spesse a parità di condizioni. Se (come spesso accade nei raffazzonati tagli all’italiana purtroppo) una baffa parte da uno spessore di tre dita per arrivare ad uno di un dito, cerca con il coltello ove possibile e senza esasperare il concetto naturalmente, di pareggiare un pochino la superficie. Allo stesso modo, non si deve avere la pretesa di asportare quasi completamente il grasso di copertura dal lato della carne per poter avere poi un bark di velluto come si cercasi fare in gara ma un blocco di grasso spesso due centimetri non serve a nulla e anzi, al morso può risultare fastidioso. Meglio ridurre a circa mezzo centimetro, che è più che sufficiente.

Il seasoning invece, ossia il trattamento della carne per aiutarci a ricondurne il comportamento in cottura al nostro obbiettivo, consiste in sostanza per le BBQ Ribs nell’applicazione del rub. Per rispettare l’identità delle costine all’americana, l’ideale sarebbe scegliere un classico “Barbecue Rub”, un Rub tendenzialmente dolce che possa caramellare con la cottura, piuttosto paprikoso e leggermente speziato. Nel caso dovesse interessarti provare una versione virata verso un profilo maggiormente europeo e italiano in particolare, ti consiglio di provare il mio Rub 456 che su questa preparazione funziona particolarmente bene.

Come cucinare ribs al barbecue: il rub

Distribuiscilo in modo molto uniforme creando un velo sottile ma compatto, in misura leggermente superiore a quella che ad esempio abbiamo usato per le costine all’italiana alla griglia. Non ho detto “impanare”, non esagerare. Ti sento: “È necessario metterci una base aderente?” Dipende. Non è strettamente necessario per l’aderenza e io di solito applico il rub in purezza ma un velo di senape può contribuire a formare un bark più corposo e preciso se ti piace il genere. Nel caso, ne serve solo un velo, devi stenderlo fino a quasi non vedere più il “giallo”. Un’altra alternativa interessante è quella di applicare uno Slather (se non sai cos’è, leggi qui). Applica il rub circa una mezzoretta prima della cottura. Come ti ho spiegato nell’articolo sull’uso del rub, il ph basso sulla superficie della carne tende a favorire la riduzione dello zucchero del rub in zuccheri semplici che caramellano facilmente, aiutandoti a formare un bark bello “crostaccioso”. Se dovessi vedere delle macchie più scure sulla superficie nelle quali il rub si è inumidito eccessivamente, “aggiustalo” con una leggerissima ulteriore aggiunta di rub. Ci avviciniamo ora al come cucinare le ribs nel barbecue, in senso più stretto.

3. La cottura naked delle Barbecue Ribs

E finalmente ora infatti di mettere le Ribs nel BBQ. Se hai “studiato” bene il mio articolo sull’American Barbecue, sai che negli ultimi decenni in America sotto forte impulso della ristorazione, al classico e tradizionale stile Low&Slow basato su una temperatura di esercizio di 110-125°C in pura cottura indiretta, si è aggiunto un più moderno e veloce stile Hot&Fast, in pratica una cottura diretta “alta”, più lontana dalla fonte di calore ad una temperatura di esercizio di 150°C circa. Se vuoi approcciare quest’ultima ti consiglio caldamente il mio video corso “American BBQ tra L&S e H&F” in cui tratto esplicitamente questo argomento. Qui di seguito però continuerò a fare riferimento sul come cucinare le ribs al barbecue, alla cottura tradizionale in Low&Slow, con l’invito a seguirla nel caso tu sia alle tue prime esperienze con le Barbecue Ribs.

Questa fase viene definita “naked”, nuda, ossia quella in cui la carne viene semplicemente esposta a calore cosi com’è per distinguerla da quella successiva in cui verrà avvolta in un foglio di alluminio e se ti piace è anche quella in cui puoi aggiungere del legno alla fonte di calore per aggiungere una nota affumicata come ti ho spiegato nell’apposito articolo. La domanda sorge spontanea: “e come capisco quando devo passere alla fase successiva?“. Questo è il limite principale (uno dei) di quando si spiega come cucinare le ribs al barbecue in base al Metodo 3-2-1, che vorrebbe un timer a contare esattamente 3 ore, indipendentemente che siano costine spesse o sottili, grasse o magre, di Duroc o di suino nazionale…

Quello che tu devi fare invece, è metterci giusto un minimo del tuo e valutare due parametri. Il primo, come spesso avviene nell’American Barbecue e come abbiamo visto anche per la cottura del Pork e del Brisket, è il Bark. Nelle fasi successive lo “maltratteremo” un po’. Abbiamo bisogno quindi che sia PERFETTAMENTE definito, solido, fermo. Per verificare sia cosi, passaci un dito. Il bark non deve spostarsi e sul dito non deve rimanere attaccato nulla. La cosa che devi assolutamente evitare è quella di procedere se il bark è in qualche misura “papposo”.

Per il secondo parametro di questa terza fase su come cucinare le ribs al barbecue, ti devo spiegare una cosa. Le tre fasi del Metodo 3-2-1 e più in generale quelle del classico approccio alla cottura delle Barbecue Ribs fanno seguire alla formazione del bark una fase di avvolgimento in foil avente lo scopo in condizioni di forte umidità e temperatura costante, di intenerire la carne e una di glassatura finale, nella quale si pennella la superficie con della salsa barbecue per farla caramellare donandogli il suo aspetto caratteristico. Noi faremo qualcosa di leggermente diverso.

Se hai letto il mio articolo sulla cottura delle costine in griglia, puoi verificare tu stesso come la fase di foil sia quantomeno un eccesso di prudenza: per degradare il collagene in gelatina sulle costine e rendere tenera la carne non servono condizioni cosi “esagerate” come per tagli dalla massa più grande come Boston Butt o Brisket. Basta il tempo e le giuste condizioni di cottura. Noi sfrutteremo invece un breve passaggio in foil per creare un meraviglioso effetto di glassatura, come ti sto per spiegare.

Come cucinare le barbecue ribs: Bender testLa sostanza in ogni caso è che ritarderemo e di parecchio rispetto ad altri approcci sul come cuocere le barbecue ribs, la fase di avvolgimento in foglio di stagnola. A quel punto le costine si presenteranno già ad un avanzato stato di cottura. Possiamo capire se siamo arrivati a quello stadio attraverso il cosiddetto “Bender Test”. Gira la slab di costine con il lato delle ossa verso l’alto. Afferra la slab con la pinza fino alle prime tre costine e poi sollevala lasciando flettere a peso morto la parte rimanente. Se in corrispondenza dell’attaccatura della carne con l’ultima delle ossa afferrate dalla pinza, questa tenderà a separarsi leggermente, significa che sei giunto al momento di passare alla fase successiva. Arrivato a questo punto è estremamente difficile tu non abbia contemporaneamente un bark fissato in modo soddisfacente. Ugualmente lo specifico: se il bark è stabile e il Bender test viene superato, puoi procedere.

Prima di farlo però, può essere utile approfondire la fondatezza di un’altra indicazione comunemente spesa sul come cucinare le ribs al barbecue, quale segnalazione del buon esito della cottura: il grado di esposizione delle ossa a fronte del ritiro della carne. In realtà è un parametro che non particolarmente indicativo. Le ossa si espongono alla vista a seguito di una contrazione delle fibre delle costine. Questo può essere dovuto ad una instabilità della temperatura con conseguenti picchi leggermente più alti dello standard o alla qualità della carne. In ogni caso mi è capitato di vedere BBQ ribs con carne molto ritirata ma ancora molto tenace e costine all’americana cotte a puntino che però mostravano appena le ossa.

4. il Trigg

Questo che ti sto per spiegare è un passaggio attinto a piene mani dal mondo delle competizioni e prende il nome di “metodo Trigg” dal nome del pitmaster che l’ha inventato. Può quindi spaventare un po’, soprattutto sei sei agli inizi ma in realtà è molto più semplice e veloce di quanto sembri e ha il grande vantaggio di assicurarti un glassatura davvero splendida, omogenea, lucida ma non “marmellatosa” e francamente reputo molto più a rischio il successo di una glassatura tradizionale mal eseguita.

Quello che devi fare è mettere su un tavolo due fogli sovrapposti di stagnola. Versa per il lungo un paio di cucchiai di zucchero di canna (o zucchero muscovado se vuoi un effetto più ricco), aggiungi sopra 50-60 grammi di burro sbriciolato, poi un paio di passaggi di dosatore di miele e infine tre bei cucchiai abbondanti di salsa barbecue. Appoggiaci sopra la slab di costine con il lato delle ossa rivolto verso l’alto. Congiungi i lembi del foglio di stagnola e arrotolali tra loro fino ad impacchettare la slab, in modo da poter poi  facilmente svolgere la presa la momento opportuno.

Rimetti in cottura e attendi circa 15 minuti (se poi sono 20 cambia poco o nulla). Adesso è venuto il momento del cosiddetto “Probe Test”, da “probe” = “sonda”. Con la sonda di un termometro (ma va bene anche uno stuzzicadenti o qualsiasi altra cosa appuntita), infilza ripetutamente la carne per valutarne la consistenza. Se come da definizione la sensazione è quella di “infilare la sonda in un panetto di burro lasciato ammorbidire fuori dal frigo per un’ora” (ma è solo una convenzione: è per dire una consistenza quasi nulla, che consenta di infilare con la sonda la carne senza quasi che questa opponga resistenza), puoi togliere la slab da cottura.

Se diversamente il Probe Test non viene superato invece, richiudi tutto e lascia proseguire. Ricontrolla dopo 8-10 minuti e via fino a quando non avvertirai la consistenza corretta.




5. Il Rest e il Servizio

Un volta capito come cucinare le ribs al barbecue, dobbiamo solo prepararci a mangiare. Ad essere più precisi, seguendo i canoni dell’American Barbecue, un fondamentale passaggio finale sarebbe quello del rest, in cui si completa la strutturazione della gelatina, ossia un periodo di riposo di qualche ora in un contenitore isotermico o al limite anche in un forno a 60°C, nel quale la carne termina di definire la tenerezza per la quale è giustamente famosa. Ora, nel caso specifico delle ribs, lo considero un passaggio importante ma non cosi fondamentale come invece per esempio per un brisket.

Volevo invece approfondire la fase di conclusione del Trigg. Se hai in mente di affrontare una fase conclusiva di rest, togli le barbecue ribs dal BBQ, apri il foil e lascia evaporare il calore per un paio di minuti per far scendere la temperatura e inibire un eventuale proseguimento della cottura. Richiudi poi il tutto e lascia riposare in rest fino al momento del servizio.

BBQ Ribs

Che tu sia passato dal rest o meno, l’ultima operazione da fare è quella di aprire prima del servizio il foil, capovolgere la slab su se stessa con il lato della carne rivolto verso l’alto e lasciare riposare per alcuni minuti. La vedrai fumare vapore acquo in modo consistente. Lo spesso sciroppo che la ricopre condenserà addosso alle costine all’americana, diventando denso e lucido e donandogli una ricca ed omogenea glassatura “naturale”.

Taglio Costine all'Americana
Assaggio Costine all'Americana

Come completamente di questi 5 passaggi sul come cucinare le ribs al barbecue, non ti resta che tagliare la slab tra costa e costa in modo da porzionare le ribs e servirle. Ti consiglio di farlo con un coltello a lama ondulata per non “strappare” il bark ed avere delle costine all’americana perfette anche esteticamente e di farlo sempre solo dopo aver preventivamente dato un’occhiata al lato delle ossa per capirne l’orientamento: non sempre le coste sono perfettamente parallele e nella loro stessa direzione dovrà andare il taglio. Dovresti ottenere delle barbecue ribs dalla carne succulenta e tenera, non asciutta ma grondante di densi e saporiti umori. Già che ci sei, fai la prova del nove per valutare se hai fatto un buon lavoro ed eventualmente migliorarlo la volta successiva: afferra una costina e dagli un morso al centro. Il tuo indice di successo è il cosiddetto “Perfect Bite”: la giusta consistenza di cottura sarà quella che lascia sulla carne delle BBQ Ribs la forma esatta del tuo morso mostrando l’osso sottostante a vista perfettamente pulito.

Ora sai come cucinare le ribs al barbecue in modo semplice ed intuitivo ma governando la cottura e non ripetendo a pappagallo una sequenza di operazioni meccaniche. Da qui in poi le tue costine all’americana saranno per sempre facili ma buonissime.

Buon divertimento e buone BBQ Ribs!

American Barbecue

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16 Comments

  • Articolo fantastico, come gli altri, sei il mio Bressanini del BBQ! Mi piace tantissimo il concetto di non avere dei tempi prestabiliti, anche se mi spaventa un po’ il non dover usare un termometro, ma mi farò un’esperienza. Quello che ti chiedo è se è possibile avviare la cottura delle ribs o di una coppa di maiale il giorno prima per terminarla il giorno successivo. La domanda nasce dal fatto che spesso ho ospiti a pranzo e per tempi di cottura così lunghi dovrei cominciare a braciare ben prima che sorga il sole!
    A livello teorico, se arrivassi fino alla fase del foil (sia per le ribs che per il pulled pork), potrebbe essere possibile interrompere la cottura e far ripartire la fase foil il giorno dopo? Le fibre di collagene dovrebbero già aver cominciato a rompersi, ma non completamente, quindi immagino che ripartire dopo una lunga pausa non dovrebbe pregiudicare la demolizione della struttura connettiva. Oppure stavo pensando: che effetto avrei se cuocessi il giorno prima e facessi durare la fase di rest per tutta una notte in un contenitore isotermico?

    • Grazie infinite! ❤️
      Come giustamente dici, il processo è irreversibile e quindi una volta ottenuto quel risultato in termini di texture e sapore, non si torna indietro. È quindi possibile recuperarla il giorno successivo.
      Partiamo dal fondo: un rest in isobox cosi lungo è poco probabile riesca a garantire il mantenimento della temperatura ma chiaramente dipende da che isobox hai (isobox a celle elettriche ad esempio) o se hai voglia di smaliziarti con qualche piccolo stratagemma (es. pentolino di acqua bollente chiuso all’interno dell’isobox e rinnovato ogni 5-6 ore.
      Il rinvenimento il giorno successivo è certamente un’altra strada possibile. Qui trovi utili indicazioni in merito 😉

  • Per la glassatura finale, qui come per altre ricette, è da eretici sostituire il burro con avocado reso spalmabile?

    • Il realtà qui “eretico” è quasi un complimento
      Chiaro, l’avocado ha un ‘impatto decisamente meno “neutro” sul profilo gustativo rispetto al burro ma nulla vieta di provare, potrebbe sicuramente essere interessante.
      Se lo fai, fammi poi sapere com’è andata, anche sul gruppo se ti fa piacere
      https://www.facebook.com/groups/barbecuecreativo

      • Proverò senz’altro più che altro per il semplice motivo che odio formaggi e il burro lo sopporto molto, molto male! Quindi per me quel gusto sulle costine sarebbe un peggiorativo, ovviamente è una preferenza personale! Se dovessi provarlo scriverò sicuramente la mia esperienza! 🙂

      • Fatto il test dell’avocado al posto del burro, esperienza positiva a metà, ci sono stati un po’ di errori durante l’intera procedura che devo riuscire a individuare!

        Riguardo la glassatura finale, l’avocado è assolutamente neutro come sapore e dà una buona cremosità e sapore alla salsa che deve glassare…a me però non è glassata, credo di avere messo troppo avocado, dovrò tentare di nuovo!

        Anche il bark non è venuto soddisfacente…dopo quante ore di cottura a 125° si forma un bark degno di tale nome? Altro errore fatto, infatti, è stata la scelta della slab, che era poco cicciosa in quanto non ho trovato ciò che cercavo. Devo muovermi per tempo 🙂

        • Eh diciamo che l’avocado è un “cliente” un pochino piu difficile del burro, essendo un grasso vegetale anziche animale. Di buono ha che anche ad alte temperature è piu consistente. Ti consiglio quindi effettivamente di ridurre la quantità rispetto ad altri ingredienti.Ricorda in ogni caso che ciò che glassa è il glucosio (e/o fruttosio del miele), se ti serve esasperare quel ruolo, è li che devi intervenire, il burro in quel caso veicola solo molto bene il calore oltre a dare “ruffianeria” all’insieme.

          Sul bark, le ragioni possono essere mille, ma se ho inquadrato il tipo di costina di cui stai parlando, una eventuale eccessiva magrezza certamente non aiutano. Ti lascio comunque un approfondimento su questo articolo relativo alla maillardizzazione 😉

  • Si sono d’accordissimo, va tolta buona parte della porzione di avocado in favore del miele (ho preferito il miele per avere glucosio, più semplice da maillardizzare rispetto allo zucchero di canna), che avevo usato con moltissima parsimonia perchè ho sempre timore a rendere troppo dolci le costine attirando le offese dei miei commensali tradizionalisti 😀

    Sul Rub temo che, oltre allo spessore delle costine (sembrava di mangiare un piatto a base di Iggy Pop), forse ho anche esagerato con il velo di olio per fare attaccare meglio le polveri…

    Una domanda sul Rub: consigli un velo sopra o meglio niente?

  • Ciao Marco, anche a me il 321 ha sempre lasciato perplesso per gli stessi motivi da te elencati. Questo metodo però mi preoccupa lato gustativo, temo sia troppo spostato al dolce. Nei tuoi libri hai giustamente ricordato che gli americani hanno gusti diversi da noi e prediligono la componente dolce sulla carne. Io sono innamorato della salsa blues hog quando faccio le robe e come saprai contiene già una quota parte di miele. Ora, tra salsa, zucchero e altro miele non si va a perdere la dominanza sapida ? Mi par di capire che tu sconsigli la glassatura fuori dal foil per evitare di asciugare la carne ma per tua esperienza il risultato di questa tecnica non è troppo dolce? Grazie

    • Ciao Mario,
      la risposta è NI. Certamente, se la ricetta è Kansas City Style certamente avrà sempre una certa propensione alla dolcezza per quanto si cerchi di di non esasperarla per avvicinarsi al palato italiano. È chiaro che è un po’ come anche la ricetta delle pork brut ends: non saranno certamente mai l’esempio dell’equilibrio.
      Detto questo, se il tuo dubbio è nello specifico rivolto a quello che nella ricetta definisco Metodo Trigg, devi considerare la presenza abbondante di burro e quindi di grasso nell’insieme. Il risultato ha una spiccata TENDENZA DOLCE, ma una DOLCEZZA che è probabilmente inferiore a quanto tu ti possa aspettare. Di sicuro il ruolo della bbq saune viene molto mitigato.
      Ripeto: non è certamente la ricetta simbolo dell’equilibrio ed è per altro una reinterpretazione di una ricetta che in originale è una caramella e che qui viene “mitigata” ma ovviamente non stavolta perche non avrebbe senso.
      Una volta dagli una possibilità, magari anche su una lab sola e fammi sapere 😉

    • Fatte ieri, domenica, partito alle 6.45 del mattino, anche perché non riuscivo a dormire.. avevo troppa voglia di fare (ho il BBQ da meno di due mesi)

      Venute quasi perfette al primo colpo.

      Tutto solo e grazie al modo in cui è spiegato il procedimento ovvero il fatto che si capisca cosa si va a fare, il modo per cui avviene quel processo e quindi un risultato atteso ti danno intanto tranquillità sulle operazioni e, nel mio caso, sto imparando a conoscere il mio dispositivo (a gas) e a giocarci come voglio grazie alle indicazioni dei corsi e di questi articoli.

      È incredibile quanto abbia imparato in un mese di letture e corsi.

      Cmq dicevo, venute quasi perfette perché non ho trimmato bene, non ho tolto troppo grasso per cui nei punti dove questo è rimasto più alto, il rub non ha seccato bene.
      Però sapore buonissimo e consistenza top.

      • Ottimo Alex, sono davvero felice e orgoglioso tu abbia raggiunto i risultati che desideravi.
        Sono DAVVERO convinto che questi derivino sempre dalla consapevolezza dello strumento e dei meccanismi che ne governano la cottura, sebbene questo percorso sia estremamente più complicato da far passare rispetto alla semplice “ricettina” o delle istruzione da microonde del tipo “tot temperatura per tot tempo”.
        Continua cosi e vedrai che una voltra entrato nel mood (cosa che hai gia fatto) tutto è in discesa e le cose andranno sempre meglio e con sempre meno fatica
        Divertiti e buon barbecue! ❤️

  • Ciao Marco.
    Ho delle bellissime baby back ribs comprate on line dal fornitore che ha sede vicino a te.
    Come sempre il mio problema è i tempi di realizzazione. Sono slab da 850/900 grammi cad.
    Cioè, se voglio servire alle 20 a che ora comincio?
    D’accordo che è pronto quando è pronto, e la mezzz’ora ci può stare, ma di più fai la figura di quello che non sa cosa sta facendo.
    Intendo cuocerle nel mio kamado a 115°, aggiungendo tramite lo sportellino apposito schegge di legno da affumicatura ogni 30 minuti circa e relativo spruzzo di succo di mele smezzato con birra di abbazia belga rossa, che sarà poi la bevanda ufficiale delle serata.
    Cosa mi dici?
    Come sempre, grazie.

    • Ciao Enzo, scusa il ritardo nella risposta è stato un mese impegnativo.
      Direi che come piano di cottura ci sei. Il mio consiglio è di prevedere 6 ore con calma, poi se ci metti meno tanto meglio. Considera poi almeno un’oretta di rest. Per capirci io inizierei primo pomeriggio. Poi quando sono pronte le metti in rest e tanti saluti. Anche se rimangono due ore o piu non ci sono problemi, anzi sei piu comodo con il servizio e certamente il risultato migliora

  • Grazie Marco. Ecco, vedi, la fare di rest è quel polmone di sicurezza al quale non avevo pensato. Potrei farlo in forno a 60°? Meglio alluminio o butcher paper?
    Off topic. So che hai avuto il camp in Puglia. Sei poi riuscito a riempire? Io avevo già programmato i fanghi se no, essendoci stanze vuote…

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