Tutto Quello che è Successo a San Severino
Il primo anno di una nuova formula è quello dell’entusiasmo, il secondo è sempre quello della conferma. Ed è quello il vero banco di prova per capire se l’innovazione funziona, se piace, se ha futuro o occorre apporre dei correttivi ed eventualmente quanto radicali. L’anno scorso, alla sesta edizione del Campfire Lodge, abbiamo deciso di aggiornare il format lanciando alcune novità, tra cui la più evidente è quella di diventare un evento itinerante: non più quindi una sede fissa, ma ogni anno una microarea gastronomica nuova, tutta da scoprire e valorizzare tra le mille ricchezze d’Italia, legandola a doppio filo con la nostra interpretazione delle cotture a fuoco vivo. Quella di questa edizione è la Valle del Chienti, nel sud delle Marche e se te lo stessi chiedendo, è andata alla grande.
Naturalmente si arrivava all’evento con il piu classico dei SOLD OUT a cui il Campfire ci ha ormai abituato. Proprio per far vivere le sue emozioni a chi purtroppo non è riuscito ad esserci o per farle rivivere a chi invece è riuscito ad unirsi a noi, come di consueto concludiamo questa edizione con il racconto di tutto quello che è successo a San Severino.
Partiamo dalla location: Villa Teloni è una splendida dimora padronale settecentesca, ricca di fascino ed eleganza, che dona una particolare aura di fascino a questa edizione. Allo stesso tempo però ha quegli accostamenti caldi tra legno e mattone, dal tipico colore giallo rosato, tipico delle Marche e che contribuiscono a ricreare quell’atmosfera “country chic” che ben rappresenta la firma distintiva del Campfire Lodge. Tre elementi di particolare fascino ha reso unica quest’esperienza. Il primo è l’esistenza tra il piano inferiore della villa dedicato ai servizi e quello superiore delle eleganti camere padronali, di un cosiddetto “mezzanino”, un ulteriore piano ribassato che serviva anticamente alla servitù per spostarsi tra le camere prestando i propri servigi senza disturbare i signori della tenuta. Oggi il mezzanino ristrutturato costituisce un affascinate possibilità di camere rustiche ed affascinanti, in concomitanza ed in alternativa a quelle più aristocratiche del piano superiore.
Il secondo è la grande, calda ed avvolgente stanza a volte in mattoni, che ha ospitato la sala da pranzo di questa edizione nel Chienti, nella quale è stato allestito il lungo tavolo imperiale che ha consentito a tutti gli ospiti di conoscersi e condividere appieno l’esperienza. Il terzo è stato indiscutibilmente la Limonaia della villa, circondata da un rustico porticato a copertura dei tavoli che hanno ospitato i pranzi e le colazioni dell’evento e al centro del quale sono state seguite tutte le cotture a vista come le piastrature su Vulcanus Grill, quelle a Churrasco o quelle a treppiede nel dutch oven.
Impossibile poi non menzionare la terrazza con l’area forno a legna in cui sono state cotte le focacce che hanno fatto da aperitivo e da accompagnamento a tutti i pasti ed in prossimità del quale abbiamo posizionato i due Kamado Bono Grande alimentati da carbone Toro, e nei quali abbiamo effettuato tutte le cotture indirette dei vari menù. Il clima infine, rispettando un cliché ormai consolidato di queste edizioni del campfire, ci ha regalato l’ennesimo weekend di temperature tiepide e piacevoli, con cielo terso e tramonti indimenticabili sulle splendide vallate del Chienti,
Ma vediamo insieme più nel dettaglio tutto quello che è successo durante il weekend a San Severino.
VENERDÍ
Ormai un marchio di fabbrica del Campfire è la parte beverage, fin dal primo aperitivo di benvenuto, uno spritz al pompelmo grigliato, beverino e rinfrescante, accompagnato dalle focacce calde sfornate dal forno della struttura. Ma probabilmente l’elemento più conosciuto e riconosciuto, è la birra artigianale HIBU, disponibile illimitatamente durante tutto il weekend, free refill a due vie. A questo giro però contrariamente alle precedenti edizioni, le birre scelte non sono state solo due, ma tre a rotazione: la Trinken, una fresca German Ale, la Entropia, una elegante Golden Ale e la Eil, una Belgian Ale, corposa e fruttata.
Ma naturalmente il cuore del Campfire sono i temi gastronomici e anche in questa edizione del Chienti, era molto attesa la prima serata di benvenuto, quella che fa un po’ da apripista. Il tema è quello del GRILLING NORDICO, una divertente reinterpretazione di alcuni classici ma poco conosciuti piatti dei paesi baltici, caratterizzati o caratterizzatili attraverso una cottura a fuoco vivo. Si parte con un trittico di antipasti: il Raggmunk, una sorta di rösti morbido, piastrato servito con panna acida montata e uova di salmone, lo Smørrebrød, un crostino di pane di segale con sgombro affumicato macerato in olio, ginepro e aneto con anelli di cipolla in agro di aceto di lamponi e delle fetta di Prosciutto di Renna salamoiato ai frutti rossi, con pane caldo e burro salato a pomata. Il primo è una Zuppa di Baccalà moppato nel burro aromatizzato e patate, cotta lentamente in dutch oven, morbida, cremosa, gustosa e corroborante, servita con chips croccanti di pelle di merluzzo. Il cuore della serata però è il famoso Flammlach, la cottura rovesciata con diversi gradi di inclinazione, di baffe intere di salmone fino a creare una crosticina gustosa e generosa, abbinata ad una polpa quasi cremosa nella sua consistenza. Nel nostro caso lo abbiamo precedentemente lasciato riposare in una marinata alla senape antica con il nostro Rub271, una presentazione in anteprima di uno dei prossimi rub della Rub Discovery, in omaggio esclusivo ai possessori di grillate Card. Si chiude con il Fårikål, uno stufato in dutch oven di agnello e cavolo, sorprendentemente delicato e che abbiamo deciso di accompagnare con dei cubi di polenta ala menta, piastrati su ghisa. Non poteva naturalmente mancare infine il mitico Dolce della Franca®: un morbido panino dolce al Cardamomo tostato, crema di pane e latte e panna.
Se nelle ultime edizione per il drink dopocena abbiamo optato per percorsi più austeri, di degustazione di Whisky e Rum pregiati, a questo giro abbiamo deciso di dare una svolta più esplorativa e divertente, puntando su “beviamolo Strano“: distillati, amari e liquori alternativi e poco conosciuti tra i quali un eccezionale distillato di Fico d’India e un apprezzatissimo Amaro Mandragola. In omaggio alla terra del Chienti che ci ha ospitato, il tutto è stato accompagnato dall’equilibratissima semisconosciuta specialità del luogo, il Torrone di Camerino, in due versioni, friabile e morbida ricoperta di cioccolato fondente.
SABATO
La mattina si parte decisi e motivati con una bella colazione a base di uova, bacon a pancake preparati sui sempre coreografici Vulcanus Grill, specie con le prime luci della giornata. L’avvertenza per tutti però è imperativa: rigorosi con gli orari! La prima delle esclusioni gastronomiche alla scoperta delle eccellenze del territorio è un po’ più lontana rispetto agli standard del Campfire: circa 30 km che però tradotto nelle scoscese stradine collinari del Chienti significava 1 h e 15 minuti di Pullman. Se si voleva essere di ritorno in tempo per il pranzo, bisognava essere intransigenti con il rispetto dei tempi. La destinazione valeva però assolutamente la pena: una dimostrazione pratica da parte del maestro norcino Giorgio Calabrò, di realizzazione di un progetto anarchico di Ciauscolo, un salume spalmabile tipico marchigiano, uscito dal troppo commerciale consorzio, per produrre la ricetta autentica di un tempo. La visita comprendeva un’abbondante degustazione di ciauscolo tradizionale, all’aglio, di pecora, di fegato e al tartufo, accompagnato da gnocco fritto e un bicchiere di Vernaccia.
Il pranzo di rientro si è svolto in limonaia, all’ombra del pergolato nello splendido tepore di una giornata luminosa. Ed il secondo tema gastronomico di questa edizione nel Chienti del Campfire, che lo contraddistingueva, era il CHURRASCO CREATIVO: una cottura su spada di 5 portate tipiche del churrasco brasiliano, ma che diventano ricette vere e proprie discostandosi dal semplice “sale grosso e nient’altro” originale. Picanha al Balsamico, Funghi e Caffè, Alette di Pollo al Brandy e Lemongrass, Linguiça laccata al Miele di Castagno, Timo e Aceto, Mammina al Montepulciano e Rosmarino e Lombinho alla Salvia e Agrumi hanno accompagnato una Feijoada alle costine di maiale cotta a vista in dutch oven al centro della Limonaia. Il Dolce della Franca® in questo caso non poteva che essere un dulce de leche ma al caffè e reso incredibilmente vellutato e delicato a formare insieme a dei biscotti al cacao sbriciolati un delizioso e rinfrescante dessert al cucchiaio.
Giusto il tempo di una breve pausa oziosa in piscina, per digerire dopo il caffè e arriva il momento della seconda degustazione gastronomica, questa volta direttamente a Villa teloni, comodamente seduti ai tavoli della limonaia, dove ci ha raggiunti Dante Duri, di Cantina Duri, specializzata nella produzione di Passiti da Vernaccia Nera, una piccola “follia”, dalle rese bassissime ma che hanno saputo generare un gioiello vinicolo in grado di incantare tutti per complessità e aromi.
Il sabato sera è quello della cena portante di ogni edizione, quella ideologicamente dedicata alla microregione gastronomica che la ospita, in questo caso il Chienti, attraverso le sue ricette tipiche, reinterpretate nella forma e nella struttura per essere caratterizzata dalla cottura a fuoco vivo e perché no… anche per divertirci un po’. Dopo un piccolo aperitivo a base di Sangria di Frutta grigliata e la solita focaccia appena sfornata, questo terzo tema gastronomico dedicato al CHIENTI CREATIVO prevedeva un piccolo tagliere di apertura a base di Prosciutto d’Oca affumicato alle botti di Cognac e cremini dorati nel forno a legna. Segue un’altra piccola entrée: una Tagliatella di Monterubbiano, un piccolo disco di tagliatelle avvolte da una densa besciamella alla Caciotta di Urbino avvolta da una panatura fine, dorata e resa croccante da una cottura in ghisa, ma dal cuore cremosissimo, accompagnato da un ragù d’oca cotto lentamente in dutch oven. sempre in apertura, una vellutata crema di legumi decorticati con salsiccia piccante grigliata a base di lenticchie e ceci. Il primo sono dei “Vinci’n Cheese“, i classicissimi Vincisgrassi marchigiani ma… smontati, rivisti e corretti: dei Mac’n cheese con caciotta intervallati a strati in una cocottina da un ragù di frattaglie con qualche goccia di pesto di ortica, il tutto gratinato in forno a legna. Il secondo è un altro classico: la Porchetta di Coniglio, nel nostro caso con ripieno alla frutta secca e castagne e affumicatura allo Striped Maple. Il Dolce della Franca® in questo caso è il Bostrengo, il dolce di Natale per eccellenza della Valle del Chienti a base di riso, farina di mais, mele affumicate, pere grigliate e fichi secchi su una coulis alle prugne. La chiusura di giornata del dopo cena è ancora una volta il “Beviamolo Strano” con abbondante proposta di Torrone di Camerino.
DOMENICA
L’ultimo giorno di questa edizione nel Chienti comincia ancora una volta con la tradizionale colazione su Vulcanus Grill , stavolta con dei muffin freschi preparati dalla franca al posto del Pancake. La terza ed ultima esperienza gastronomica alla scoperta delle eccellenze del territorio è il contraltare della prima: se per il Ciauscolo è stata necessaria più di un’ora in Pullman, qui bastano 5 minuti di auto, esattamente nella collina di fronte a Villa Teloni. La destinazione è una realtà unica del territorio, in senso strettamente letterale: la Cantina Colmone della Marca. Unica perchè unico produttore della Doc Terreni di San Severino, caratterizzata dalla lavorazione in bianco di vini da grandi uve a bacca rossa, come il Sangiovese o il Merlot, naturalmente proposti in degustazione insieme a a grandi salumi del territorio.
Al rientro ci aspettava per pranzo il quarto e ultimo tema gastronomico di questa edizione del Campfire Lodge: LA CUCINA DEL NEW ENGLAND, anche in questo caso naturalmente, rivista e corretta a fuoco vivo. Si parte con Un piccolo sandwich a tre strati ispirato agli ingredienti del Lobster Roll, con astice piastrato e maionese al sedano, affiancato da Poutine, cubi di patate piastrati e accompagnato da maionese all’avocado. La seconda entrée è un crabcakes insorta di polpetta morbida di polpa di granchio piastrata su ghisa. Hain presente il Clam Chawder, una tipica zuppa cremosa di pescato a base di vongole e patate? Ne abbiamo fatto il condimento per degli strozzapreti risottati in wok e arricchiti poi da briciole di bacon croccante. Il secondo invece è il Lamb Bake, una terrina di agnello pullato coperto di patate e gratinato in forno a legna. Si chiude naturalmente con il Dolce della Franca®: una torta al Sidro di Mele.
Il tempo di sorseggiare un caffè, salutarsi e ringraziare l’amico Marco Solbiati per le splendide foto e purtroppo anche su questa edizione del Campfire Lodge Valle del Chienti deve calare il sipario. Ma è solo un “arrivederci”, perché la storia del Campfire rimane in continua evoluzione e ad ogni edizione si ripropone in veste sempre nuova ed aggiornata con temi gastronomici sempre più intriganti e scoperte gastronomiche ogni volta diverse, alla scoperta di una nuova microregione tra mille in Italia al di fuori dei percorsi commerciali più convenzionali e che meritano di essere scoperte e valorizzate. Il prossimo appuntamento? Rimani incollato a queste pagine, lo scoprirai molto presto!